Ciao,
innanzi tutto grazie per le risposte, le ho apprezzate molto.
Raccontarmi sarà una faccenda molto lunga, ma posso farcela.
Comincio dall'infanzia, forse non tanto allegra quanto il seguito. Sono nata, insieme a mio fratello più grande di me di 3 anni, in un paese dell' Emilia Romagna e ci sono cresciuta fino al tragico divorzio dei miei, ma nulla di speciale, ero piccola e ho vissuto la cosa più come una novità che come un trauma.
Li non avevo tanti amici, ma c'era un gruppetto di ragazzini che vedevo spesso e volentieri, ma la maggior parte di loro erano amici di mio fratello quindi io ero sempre quella più piccola, facile da ignorare. Insieme a noi c'era questa ragazzina della mia età che abitava nell'appartamento a fianco a quello della mia nonna, eravamo sempre insieme a giocare, quasi tutti i giorni delle estati che passavo dalla nonna. Ma in quel piccolo gruppetto di amici lei era più considerata di me, perché era sempre un passo più avanti rispetto a tutti. lei aveva un cellulare, io no, lei si scambiava sms con i ragazzi, io no. lei ha cominciato a provare a bere e a fumare, io no. Io volevo stare a casa a giocare o andare in bici, lei voleva uscire con mio fratello e "fare un giro". Va bene, insomma sono cose che capitano, ci sono passata sopra fin da subito.
è stato facile perderli tutti una volta trasferita qui, non ho mai più rivisto nessuno, nemmeno nelle mie brevi visite alle nonne e al papà in Emilia, ma pazienza.
Comunque sia quando, io, mamma e mio fratello, ci siamo trasferiti in Liguria ero felice. Felice come può esserlo una bambina che non capisce e coglie un divorzio, felice come una bambina che va ad abitare al mare. E poi era felice mia madre, molto. Perché, senza usare mezzi termini, mio padre era un idiota. Non passava alla mamma i soldi che le servivano per mantenere me e mio fratello e quindi lei per un periodo della sua vita faceva 7 lavori diversi per permetterci di consumare un panino del McDonald nel nostro appartamentino striminzito. Quindi conoscere il suo nuovo marito inizialmente è stato per tutti paragonabile ad una doccia fresca nell'afa estiva, anche per me.
Fino alla mia adolescenza, quando questo uomo si è rivelato la persona bigotta, superficiale e meschina che è. E' una di quelle persone talmente insicure da aver bisogno di dimostrare continuamente di avere ragione, anche nel torto più palese.
Non andiamo d'accordo, il mio carattere il più delle volte non contribuisce, ma sto imparando a starmene buona, per il quieto vivere e perché, in fin dei conti, con mia madre si comporta bene.
Nel frattempo anche mio padre ha trovato un'altra compagna, che io adoro, con la quale ha avuto due figli a cui voglio un'infinità di bene.
Il rapporto con mio padre non saprei come definirlo. Non metto in dubbio il suo affetto nei miei confronti, ma quando ci incontriamo siamo timidi e impacciati, quasi fossimo due lontani parenti che non si sono mai incontrati. Di lui apprezzo che con questi nuovi figli e questa nuova compagna stia maturando e imparando a fare il genitore. Insomma, meglio tardi che mai no? Forse a volte al pensiero sono un po' gelosa dei miei altri fratelli e del rapporto che hanno con mio papà. Spesso penso che vorrei esserci io al posto loro.
Anche mia madre col suo nuovo marito ha avuto altre due bambine, che amo tantissimo.
Quella che si è formata è una famiglia allargata di persone che con ogni probabilità si incontreranno forse il giorno del mio funerale.
La mia esperienza scolastica è stata un trauma, dall'inizio ad oggi. Cominciando con i primi ricordi delle elementari che ho frequentato fino alla 3 in emilia, era una lotta farmi entrare li dentro tutti i giorni. Era un convitto, e i ragazzi che ci vivevano perché magari avevano i genitori lontani o che so io, non erano affatto felici della situazione. E lo dimostravano prendendosela con i più piccoli, o con le insegnanti, o urlando e distruggendo tutto. Da brividi. I più piccoli invece, quelli che non potevano prendersela con loro, se la prendevano con me. Sono sempre quella diversa, quella strana, quella con la testa fra le nuvole, e i maestri li aiutavano in tutto questo cantandomi, quando mi incrociavano per i corridoi, "Sara svegliati è primavera". Si ah ah, divertente.
Le elementari qui in liguria non sono andate meglio. Anche se li ho incontrato la mia prima, vera amicona, che frequento ancora adesso.
le medie, non ne parliamo. Il periodo del primo fidanzatino che ti tradisce con un'altra due settimane dopo, la prima sospensione perché hai scritto su tutti i muri del bagno insulti al fantomatico "primo fidanzatino", compagni di classe che ti prendono in giro perché ti piace il metal, il nero, perché non ti sai truccare,perchè i tuoi capelli sono brutti, ricci e crespi, perché tua madre ti veste con i vestiti smessi di tuo fratello, perché vai male a scuola e non sai giocare a pallavolo, anzi, sei negata in qualunque tipo di attività che richieda coordinazione e resistenza.
I primi anni del liceo andavano leggermente meglio, anche se su imposizione dei miei mi sono dovuta iscrivere ad un istituto alberghiero, quando il mio desiderio più grande era frequentare l'artistico, perché ho sempre amato disegnare, dipingere e tutto ciò che è arte. L'imposizione dei miei genitori molto probabilmente ha contribuito al mio scarso rendimento scolastico perché non avevo nessun interesse ad andare bene e non mi sono mai impegnata. Non lo nascondo. E poi il tipo di scuola in se non ha mai richiesto un grande impegno. Mi sono diplomata con un 75 senza aprire un libro in 5 anni di scuola. L'ennesima presa di coscienza su quanto poco sia valido il nostro sistema scolastico.
Ma non me ne vanto. Anzi, se potessi tornerei indietro e mi darei più da fare perché ora, studentessa universitaria al primo anno di Infermieristica, sono con l'acqua alla gola perché non avendo mai avuto la necessità di farlo non ho la più pallida idea di come si studi!! Nonostante abbia provato di TUTTO.
Con i compagni universitari non parlo molto, ma loro si sentono in diritto di parlare di me. Chiamandomi "sociopatica", "bipolare", "bulimica", "ignorante". Ho stretto amicizia con una sola ragazza li, che è buona come il pane.
Amici ne ho abbastanza, conoscenti tantissimi, con i quali mi diverto la sera quando esco, ma che non mi sento di definire amici.
Ho conosciuto il mio fidanzato due anni fa (qualche mese di più).
Penso che abbiamo sempre avuto un rapporto splendido, il più stabile e duraturo che abbia mai avuto, nonostante i chilometri che ci separano, perché è di Torino. Mi rende sempre partecipe delle sue cose, ci vediamo spesso nonostante tutto, ci divertiamo e facciamo un sacco di cose. I nostri genitori si sono conosciuti e mi sembra che ora la cosa sia, come dire, DEFINITIVA.
Nel senso, Non hai più scampo Sara, è fatta.
E la cosa mi terrorizza.
Non metto in dubbio i suoi sentimenti per me, metto in dubbio i miei.
E se poi me ne pentissi?
Ma non è solo la "relazione stabile" che mi spinge ad allontanarmi, ma è anche la presenza, anzi, l'intromissione nella mia vita, di un'altra persona.
Un ragazzo. Fragile come carta, poetico, malinconico, artista, musicista.
Mi affascina e mi attrae come nessun'altro prima d'ora e senza dare nessun tipo di definizione ai miei sentimenti, è un'ossessione.
Ma viviamo su due pianeti diversi.
Lui respinge me perché dice di non essere in grado di gestire i rapporti con l'altro sesso, ma io so che è perché è ancora legato alla sua ex, e perché ha il cuore spezzato.
Io lo respingo perché mi sento obbligata a portare avanti la relazione che ho con il mio attuale fidanzato, e perché mi autoconvinco che è di lui che ho davvero bisogno.
E questo è quanto so io di me stessa. Sono apatica, ho un cervello bipolare che cerca la solitudine e la compagnia allo stesso tempo. Vorrei che mi lasciassero tutti da sola, ma nel contempo vorrei che mi riempissero di attenzioni (non so esattamente CHI, o forse si, lo so ma non voglio ammetterlo).
Sono pigra e procrastinatrice fino al midollo, invece di alzarmi e rimboccarmi le maniche preferisco stare sul divano e autocommiserarmi del mio essere inconcludente e inetto.
Tutti i giorni mi alzo la mattina convinta di mettermi a studiare per bene, impegnarmi, smettere di fumare e di bere, dare la SVOLTA DECISIVA alla mia vita.
Ma no.
Ogni giorno è sempre lo stesso.
Odio la gente, davvero. Ho un ripudio per tutto ciò che è un essere umano, spesso odio anche le mie amiche. Tutti i giorni odio me stessa.
Ma quando c'è di mezzo il tirocinio divento il Mr Hide della situazione. Divento un altra persona, affabile e solare, felice di potermi prendere cura dei miei pazienti.
Sono perennemente in bilico tra quello che vorrei e quello che devo. Sono eternamente idecisa, su tutto, dalle cose più serie alle più banali e quotidiane.
Per il resto sono una persona amante fino al feticismo dei libri, soprattutto classici russi, del fantasy e del Signore Degli Anelli (dai, esiste film più bello?)
Credo sia tutto.
Be', voi chiedete e io risponderò messeri!
Chiedo venia per eventuali errori di battitura e/o di ortografia, ma sto scrivendo tutto di getto e non ho nessuna intenzione di rileggere tutta questa solfa.
Grazie per l'attenzione.