Ciao Ema, come stai?
È un po' tardi, ma le regole sono belle proprio perché ammettono le eccezioni!

e spero che la faccia anche tu con noi, l'eccezione di fermarti ancora un momento prima di salutarci e di salutare il mondo.
"voglio bruciare qui e ora, dare il tutto per tutto per il presente e per le persone a cui tengo. Mi da una sensazione illusoria di realizzazione, che purtroppo è accompagnata dalle saltuarie delusioni, e dalla mia stanchezza psicofisica... comincio a non reggere più i colpi, e le pressioni, l'ansia sale e la mia mente viaggia di qua e di la... come sopporto tutto questo ancora e ancora?"
Sopportare, dal latino sub-portare, portare sotto, portare su di sé...
Abbiamo riletto tutti i tuoi post, ricostruito un po' la tua storia, almeno quella che ci hai raccontato qui nel forum.
Ti abbiamo chiesto se hai trovato un po' di giovamento nel corrispondere qui con noi. Ora vorremmo chiederti se sai o ti sei posto la domanda di chi siamo, che preparazione abbiamo, se siamo psicologi, studenti, gente di chiesa, gente con problemi, counselor, persone normali...
Te lo chiediamo perché spesso ti abbiamo scritto con riferimenti a dinamiche psicologiche, a pratiche meditative, a filosofi, cercando un po' di rispecchiare le tue parole in altro modo (lo specchio non riflette mai esattamente ciò che siamo, ma ci permette di vedere cose di cui non sempre ci rendiamo pienamente conto), stimolando riflessioni e tue risposte. Pensiamo che questo sia il modo migliore per fare un pezzo di strada con una persona che sembra aver perso la bussola e si trova piantata in mezzo a un crocevia senza sapere dove andare e allora va un po' qua e un po' là.
Immagina che questi volontari passino sopra di te come un drone: non ti dicono dove andare, ma ti descrivono cosa vedono attorno a te e ti chiarificano il contenuto delle immagini vaghe che vedi da dover sei.
Il fatto è che a volte dall'alto si vede chiaro, se non la meta, il percorso che chi si è smarrito ha fatto fino a quel momento e si capisce come sia possibile che sia finito proprio lì.
Tu hai sempre descritto molto bene, sia per la profondità di pensiero, sia per la proprietà di linguaggio, tutte le dinamiche che attui, le cause "macro" della tua rabbia, della tua ansia, del desiderio di aiutare qualcuno, dell'attrazione verso persone intense, del volontariato.
Ma, prima di pensare di chiudere i conti con la vita, provi a dare un'interpretazione più fonda delle tue stesse parole che abbiamo riportato all'inizio? Perché la chiave sembra proprio stare lì.
Ti sei mai chiesto da cosa derivi quel bisogno di "bruciare", di dare il massimo, di fare qualcosa di grande che lasci un segno?
Carissimo Emanuele...lo sappiamo, lo so, io volontario che ti sto scrivendo, o almeno credo propri di saperlo, cosa stai vivendo. Potrei spiegarti il meccanismo per filo e per segno. Ma non sarebbe utile, perché aggiungeresti un altro tassello di comprensione cerebrale, che manca però di arrivare alla pancia e al cuore.
Possiamo chiederti di dare una valutazione del percorso fatto con lo psicologo diventato amico?
Ti ha proposto delle possibili spiegazioni delle conseguenze che l'avvio della tua vita in famiglia ti possono aver causato? Sai qual è il bisogno primario di un essere umano, necessario tanto quanto la corretta nutrizione e respirazione per vivere sani nella mente oltre che nel corpo? E sai che cose pazzesche può mettere in moto il nostro cervello se non viene colmato all'inizio quel bisogno essenziale?
Scrivi di sentirti un alieno, sai di non essere unico al mondo, ma nemmeno uguale alla massa e questa è una condanna e un motivo d'orgoglio insieme. E sei non sei uguale a tutti, per forza sei chiamato a fare qualcosa di speciale. Per forza, un po' stai bene solo nelle situazioni complicate. Per forza, ti senti vivo solo se sub-porti su di te tanto dolore, tuo, ma soprattutto altrui. Perché chi non soffre sono solo quegli esseri che si accontentano di una vita mediocre, senza pensare con la propria testa, fatta di cose semplici e solo materiali, di vita familiare melensa che va avanti come una routine...
Credimi, so cos'è.
Poi un giorno si capisce come essere "follemente normale o normalmente folle possa essere meraviglioso: la mente un po' più libera da rovelli, ma sempre arguta, creativa, pronta a dedicare quella sua "follia sanata" a qualcosa di bello, di costruttivo, a un'idea originale che magari era sempre stata lì, dentro di noi, ma offuscata da mille attività disparate che non approdano mai a nulla di forte e valido veramente, che anche gli altri possano riconoscere e apprezzare, dai mille soccorsi portati a chi è in difficoltà.
È un po' questo, il mettersi al primo posto che intendevamo, non certo il darsi importanza da pavone vanitoso né il soddisfare prima di tutto se stessi e poi forse pensare agli altri né, tanto meno, il ripiegarsi su di sé per una continua, implacabile indagine del perché e percome (hai ragione, ti farebbe solo male e non porterebbe a nulla. Wastklavitz scriveva che "guardarsi troppo dentro fa diventare ciechi"!).
Ma hai mai pensato che si può pensare a se stessi in modo costruttivo e distaccato?
Scusaci, siamo in vena di aforismi, ma a volte rendono più di mille parole. Hemingway ha scritto: “Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c'è.” e S. Agostino: "Se infatti qualcosa abbiamo e qualcosa ci manca, si aumenti ciò che abbiamo e sarà colmato il vuoto di ciò che ci manca."
Parti da qui, Ema, non è facile, lo sappiamo fin troppo bene: il dolore, la rabbia, il senso d'impotenza e la voglia di fare qualcosa di grande senza sapere bene come, ci paralizzano e più ci sentiamo bloccati e più sale la frustrazione, fino al punto che sopportiamo tutto ma non più noi stessi: perché non possiamo reggere l'immagine così unica di noi che non si concretizza mai e il non sentirci mai apprezzati cercati spontaneamente da qualcuno.
Non è facile, ma hai trovato un aiuto prezioso: puoi farti sostenere nello sforzo da lui ancora un po'? L'amico psicologo, intendiamo. Se serve, ma solo se lo reputa tale, anche con dei farmaci che aiutino che aiutino a stabilizzare l'umore e l'ansia per consentirti di lavorare su di te senza penare troppo. Oppure, se proprio vuoi sentire di farcela da solo ed evitare farmaci, provare a meditare o ricorrere a tecniche di rilassamento. Quelle sì che ti danno il controllo sulla mente, sul respiro, sull'umore, ti predispongono al sonno, ti aprono la strada all'intuizione per capire quale strada davvero sogni di percorrere dentro di te che non può essere solo quella delle relazioni!
Le relazioni sono sì importanti, ma le viviamo al meglio quando non ne abbiamo più un bisogno totale, ma quando diventano il giusto compimento di una vita già ricca di senso e soddisfacente. E se parti a rinforzare ciò che hai, diventerà sempre più forte, ti darà gusto nella vita e questo attira le persone verso di sé senza la necessità di averle tutte dedite a noi.
Credici, se lo scriviamo è perché l'abbiamo passato, chi in un modo chi in un altro; credimi: è una meravigliosa sensazione di libertà di non dipendere più da nessuno, di poter essere appagato e felice di per te stesso, per ciò che sei, che fai e in cui credi. Il resto poi viene. Il difficile è fare il primo passo.
Per questo, se puoi, accetta di farti aiutare ancora un po'. E se è dato con amore, quell'aiuto, meglio: fare esperienza di essere amato è ciò che riempie quel vuoto che ha continuamente bisogno di essere riempito con cose, esperienze e persone.
E magari, a qualcuno di quelli che reputi gli amici migliori, dai un po' di fiducia, sapendo che l'amicizia è cosa diversa dall'amore di coppia e di famiglia, ma un buon amico, anche uno solo, può essere l'aiuto più grande per evolverti ed evolvervi insieme. Alla pari.
Cerca prima questo, se puoi, prima di voler aiutare la tua amica. Il bipolarismo è cosa seria, chi ne è affetto ha serie difficoltà ad amare in modo lucido e scelto con la mente e col cuore e mette a dura prova chi sta vicino. Per questo occorre che tu prima di rafforzi un po', se da quel rapporto desideri un bello scambio senza esserne consumato.
Che ne dici, Ema?
Un abbraccio forte e virile insieme!
Ciao, un