Rispondi a: Mi sento un vuoto a perdere

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Bennie
Partecipante

Ho affrontato entrambi i tipi di perdita, quella lunga e logorante con mia madre e quella improvvisa di mio padre ed entrambe hanno avuto lo stesso straziante potere distruttivo su di me e affronto ogni giorno il vuoto e la solitudine che hanno lasciato nella mia vita, anche se credo che loro comunque veglino sempre su di me.
Adesso mi sento una nave alla deriva, in balia di tante diverse correnti, che cambiano tra loro, si alternano incessantemente senza rallentare la loro pressione su di me.
E io vorrei solo essere forte e capace come lo era mio papà, che non mollava mai e riusciva in ogni obiettivo che si prefissava.
Invece mi sento sempre stanca, quasi senza fiato, oppressa, senza animo, vedo la mia casa e la mia vita diventare un riflesso di come mi sento: una discarica caotica e disorganizzata. Per quanto veda e sappia quello che dovrei fare per migliorare non riesco a trovare mai la motivazione, la dedizione per agire.
È un circolo vizioso, più non faccio qualcosa più la lista si allunga e più non voglio fare nulla fino a quando non posso farne a meno in alcuni casi. Anche se cerco la solitudine per staccare da tutto e tutti, alla fine non mi fa stare bene neanche quella, mi fa stare solo peggio il più delle volte.
Ormai finisco per addormentarmi solo fino a quando non ce la faccio più a tenere gli occhi aperti, perché queste ore tra un giorno e l’altro sono quelle che sento davvero mie, in cui nessuno può darmi altro a cui pensare, altre cose da fare; solo io potrei, ma non l’ho mai fatto…
Faccio il bucato, lo stendo, lo ritiro, lo piego anche il più delle volte, ma poi non lo poso nell’armadio, in parte perché anche quello avrebbe bisogno di una bella ordinata, in parte perché mi dico che tanto finirò per utilizzarli presto.
La mattina è il momento più brutto, quando so che ho svariate cose, che dovrei fare: rendere migliore e accogliente la casa, passeggiare la mia cagnolina, studiare, pensare alla contabilità e ad altre mondanità, ma i pensieri che vincono quasi sempre sono “ non lo voglio fare” o “ poi lo faccio”.
Quasi sempre mi sento anche inadeguata, stupida, lenta, come se potessi solo continuare ad essere in un limbo, ad essere una perdente. Non c’è nessuno scatto dentro di me la maggior parte del tempo e se c’è, è così flebile che si esaurisce in poco tempo.
Mi sento come ai piedi dell’ Everest, prima dell’inizio della salita, ma già senza forze prima ancora di partire.
Ho sentito dire che non bisogna aspettare il cambiamento, ma esserlo o comunque costruirlo, ma non sento di avere i mezzi per farlo.
Trascorro ormai da circa 4 mesi gran parte delle mie giornate con la famiglia del mio ragazzo, mangio e passo il tempo con loro, ma incomincia a pesarmi anche questo, mi sento un ospite, una noia per loro, un di più.
Mi sento ansiosa verso tutto quello che mi accade, non ho mai avuto attacchi di panico, però ad un certo punto non ce la faccio più e piango pensando a tutti i miei difetti, a quello che non riesco ad essere e quello che sbaglio, come ad esempio stamattina, quando ho iniziato a scrivere questo post, perché sentivo la necessità di buttare fuori tutta la negatività, tutti i problemi che ho e condividerli con qualcuno.
Adesso la mia vita sotto molti aspetti è peggiore di quanto non sia mai stata, ma ho sempre avuto questo tipo di pensieri, questo modo di vivere, adesso quello che è accaduto a dicembre li ha peggiorati e non so come cambiare, se posso cambiare.
Ho paura di non riuscire e che tutto peggiorerà sempre di più e non sarò mai soddisfatta di me stessa e della mia vita, che i miei sogni, i miei obiettivi rimangano sempre lontani, fermi in un punto che non è mai più vicino.

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