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Volontario.
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- 28 Aprile 2019 alle 07:17 #4892
Ness
PartecipanteCiao a tutti,
Ho già scritto in passato e, trovandomi bene, e se non sono di disturbo, avrei una domanda da farvi, o meglio, un parere da chiedervi
La metto in questa sezione perché non so nemmeno io di quale sezione sia degna… Mi porta molta confusione…
Ho una vita normale, studio, faccio dei lavoretti per rendermi indipendente, voglio bene alla mia famiglia, amo il mio ragazzo, esco almeno una volta a settimana con altre persone, nulla di cui lamentarmi in teoria… In pratica però le cose sono molto diverse, non riesco a non pensare che sarebbe meglio morire, per me, non per gli altri, se non lo faccio è perché, appunto, voglio bene alla fmia famiglia; provo un costante senso di tristezza, credo che “semplicemente” non mi piaccia vivere, non mi piaccia la vita… però vivo, come scritto sopra, non dovrei avere motivi validi per fare certi pensieri, eppure..
Vorrei uscire di casa e non sopravvivere ad un incidente, così che, chi mi vuole bene non sia sommerso dai sensi di colpa e possa tornare a vivere serenamente una volta superato il lutto
Tutto ciò mi fa sentire strana, ci sono persone che hanno più diritto di me a fare certi pensieri, eppure amano la vita..
Non riesco a capire se ciò che provo può essere ritenuto normale o meno, è una costante della mia vita.. quindi forse sono io intrinsecamente sbagliata, o magari è in idea di molti sulla quale però vige la regola tacita di non esternare perché troppo scomoda; mi ricordo che già alle elementari dicevo di non vedere l’ora di essere vecchia perché così la morte sarebbe stata più vicina.. strano no?!
Quando ho scritto gli altri messaggi stavo superando un periodo davvero buio e questi pensieri si erano accentuati, l’ho superato e tutto è tornato alla normalità… Ma la mia normalità è, di fatto, desiderare di sparire..
Scusate per il messaggio poco strutturato, ho scritto un po’ di getto e, comunque, rimane un argomento che mi mette in disorsine la testa a prescindere..2 Maggio 2019 alle 14:49 #34356Volontario
ModeratoreCiao Ness,
bentornata nel nostro forum.Ci descrivi una vita apparentemente a posto, dove tutto funziona, studio, lavoro, fidanzato…tutto ciò che ci si aspettava da te sembrerebbe raggiunto.
E sei anche una persona generosa e attenta ai bisogni altrui, che ha sempre aiutato la famiglia…Ma questo è quello che ci si aspettava da te. Che gli altri si aspettavano.
E tu?
Dove sono i tuoi desideri? Dove sono i tuoi progetti?Ormai ci sembra di capire che sei anche in procinto di terminare gli studi. Presto dovrai sceglierti un lavoro, vivere in una tua casa, scegliere le persone con cui passare il tuo tempo.
Forse è giunto il momento di fare delle scelte per te stessa e di provare delle esperienze che ti permettano di avere un’idea più chiara di te, tenendo a mente che lo fai per tuo interesse, per “sperimentazione”, quindi che hai la possibilità di cambiarle, se non fanno per te.
Approfondire la propria persona porta a comprendere che si è più tangibili di quanto si possa credere, e questo è anche un modo per imparare a convivere con noi stessi e a trattarci bene.
Magari fare ciò che devi non ti dispiace, ma è una cosa ben distante dal fare ciò che senti ti appartenga.6 Maggio 2019 alle 12:43 #34371Ness
PartecipanteGrazie per la risposta,
Tra l’ultimo post, dell’altra conversazione, e oggi, ci ho provato: fotografia, lettering, lettura, trekking, cinema, giardinaggio, pittura… Parto carica a molla ma poi nulla mi soddisfa, perdo interesse molto velocemente, mi sento “tutto” e poi “nulla”, “piena di vita” e poi “angosciata e triste” tutto nell’arco della stessa settimana a loop infinito, questi alti bassi che si susseguono velocemente credo siano all’origine della mia incapacità di definirmi in qualcosa, di poter dire “sono appassionata di…”,
Dite che dovrei persistere nella ricerca di un qualcosa che mi definisca? Io non riesco a capire se come sto è normale o no, per me lo è, ma per gli altri? È comune? Sono io che non riesco a farci l’abitudine?
Ogni tanto mi viene il dubbio di soffrire di qualche patologia psichica, i “matti” sanno di essere matti?!?7 Maggio 2019 alle 15:28 #34373Volontario
ModeratoreCiao Ness,
non farti idee strane, tu non sei diversa dalle altre persone. Tutti noi ti possiamo dire che soffriamo di giorni no e di giorni si.
Purtroppo l’uomo non riesce a cogliere quanto è fortunato delle cose che ha e che le vengono donate anche gratuitamente dalla vita stessa.Ci stanno anche periodi in cui ci sentiamo tristi, forse per una frase che qualcuno ha detto, forse per la poca stima che hai percepito dalle persone che ti circondano, ma non fuggire. L ‘umanità deve imparare lentamente senza scoraggiarsi che anche la tristezza è utile.
Tranquilla, non soffri secondo noi, di nessuna patologia psichica, devi solo cercare, pur soffrendo, anche sentendo sulla propria pelle le difficoltà della ricerca ma trovare chi sei! e che cosa vuoi! Tutto per far uscire la tua identità.
Sarebbe bello pensare anche alla gratitudine. Quando usciamo dalla porta di casa cercare cinque cose per la quale essere grati in quel giorno. Ogni giorno trovare cose diverse. Vuoi provare?
Aiuta a partire con il piede giusto, e ad avere fiducia in se stessi e difendersi dai pensieri negativi.Ora ti salutiamo e aspettiamo di sentire cosa ne pensi!
9 Maggio 2019 alle 12:24 #34381Ness
PartecipanteCiao,
Alla fine sono andata dalla dottoressa, mi ha dato qualcosa per sollevare l’umore, dice la terapia al CMS non è possibile, che non conosce psicologhe… A me pare così strano… Il CMS non ha psicologo? Solo psichiatri? Voi che ne pensate?
Mi piace l’esercizio che proponete, ci proverò ma non so se riuscirò ad arrivare a 5 e poi tutte diverse ogni giorno… Mmm… Vediamo…
Comunque sono andata dalla dottoressa perché i brutti pensieri mi hanno portato a pensieri di autolesionismo e morte…. Alcuni dei primi li ho agiti, che cretina..15 Maggio 2019 alle 12:50 #34393Volontario
ModeratoreCiao Ness
perdonami ma ahimè chi ti risponde non sa cosa siano il CMS/la terapia CMS e neppure Google ha dato qualche lume, forse fai riferimento ad altre conversazioni avute con altri volontari. Lascio quindi a chi sa di cosa parli, il compito di risponderti su questo dubbio, ma vorrei cogliere l’attimo per dirti un paio di cose sul tema che tu senti così forte in te fin da bambina: la morte.C’era un bellissimo film degli anni 70 che si chiamava Harold e Maude, che parlava proprio di questo tema, in modo interessante. Lo conosci, lo hai visto? E’ questo il modo in cui tu pensi alla morte?
E’ molto raro nella nostra società odierna riflettere sul fatto che siamo mortali e che in qualunque momento ci potrebbe capitare un accidente fatale, è come se ci fosse un tabu, non se ne parla e chi come te ci pensa, non ha molte persone con cui confrontarsi su questo tema.
Dici che hai fatto molte esperienze in questo periodo, ma se fotografia, lettering, lettura, trekking, cinema, giardinaggio e pittura non hanno giovato, hai pensato di provare invece a parlarne in famiglia, coi nonni o gli zii per esempio, per vedere se loro hanno avuto anche loro questi pensieri in gioventù e come li hanno superati? Ne hai mai parlato coi tuoi o col tuo ragazzo per avere un confronto da anima ad anima e raccogliere le loro motivazioni al senso della vita? Per dirgli quanto li ami e che questo amore è quello che più di tutto ti aggancia alla vita?
L’altra cosa molto importante che ti voglio offrire come spunto è questa: prima di arrivare a pensare alla morte come “way out” da una vita che “tutto sommato va bene” e in cui non sai ancora fino in fondo chi sei e cosa vuoi – hai provato a soffermarti sul perché sei nata, perché stai facendo questa esperienza terrestre, sul terzo pianeta in un microscopico sistema solare, in un universo sconfinato? Ci può essere un senso e se si, quale potrebbe essere il senso della tua vita? Di ogni vita?
Qual è la tua idea esistenziale? Pensi che vivere sia un’esperienza solo materiale, tipo fare quello che fanno tutti, guadagnare, stare bene, divertirsi, avere magari 5 minuti di popolarità, fare un bel lavoro, sposarsi, pagare il mutuo, le rate della macchina, figli, nipoti e poi in pensione in attesa del cimitero? Ci potrebbe essere qualcosa di diverso – un’evoluzione interiore, chiamiamola di tipo spirituale – che ci riguarda profondamente, mentre la nostra società l’ha completamente perso di vista, fino a farlo dimenticare, al punto che le nuove generazioni ne sono del tutto ignare?
Come ti poni tu oggi nei confronti di questi temi? Da dove si arriva quando si nasce, si va da qualche parte quando si muore?
Per esperienza posso dirti che sono temi che, opportunamente approfonditi, possono fare acquisire un senso incredibile e una pienezza straordinaria a questa strana esperienza che chiamiamo vita!Ci farai sapere che ne pensi di queste idee?
A presto e intanto, sorridiPS abbiamo glissato sulla tua ultima frase per darti un attimo per riflettere su altro (ecco il senso di questa risposta), vorremmo però proporti, se avrai voglia, di darci una descrizione sensoriale della tua esperienza di tagli; cosa hai provato prima durate e dopo, sia a livello fisico e emotivo che razionale? Hai tirato una conclusione, magari provvisoria su questa esperienza?
29 Giugno 2019 alle 14:46 #34616Ness
PartecipanteCiao,
Scusate volevo scrivere CSM (centro salute mentale), ho sbagliato a digitare
Mi sono ripromessa di guardare il film ma ancora non l’ho fatto, intanto l’ho trovato.Ne parlo con il mio ragazzo, ma lui la pensa come me: poca stima per la vita, per il genere umano, per il futuro. Ci diamo “conforto” perché ci comprendiamo ma al contempo rimane tutto un po’ deprimente.
Avendo preso le medicine i miei genitori mi hanno “visto” e una sera abbiamo parlato, gli ho detto esplicitamente che ogni tanto ho avuto pensieri suicidi, che la tristezza ogni tanto prende il sopravvento…mio padre prende tutto molto come affronto personale, come se parlare di cose brutte significasse dire che lui non è stato un buon padre; mia madre mi ha raccontato che a causa di una cura ormonale è caduta in depressione a 15 anni, ne è uscita rifugiandosi nella religione cattolica.
Sono cresciuta quindi con un’istruzione cristiana, ho frequentato fino ai 14 anni ambienti molto religiosi, poi mi sono allontanata perché mi sembrava tutto finto, forzato, lontano dalla realtà, sia per i temi che per i rapporti che si creavano.
Mi sono un po’ persa, pensare di vive per diventare semplicemente.. niente… È triste e, soprattutto, poco motivante; infine, mi sono legata all’idea che siamo a sto mondo per sopravvivere a noi stessi nei ricordi degli altri, quindi siamo a sto mondo per fare qualcosa che interessi agli altri, la mia idea sull’esistenza si potrebbe riassumere così: “vivere in nome del bene”, per gli altri e per se stessi, cercando un equilibrio tra i due.Relativamente all’autolesionismo.. è una voglia che mi viene periodicamente, non in continuazione, ma 2/3 periodi durante l’anno, nei periodi di forte stress psicologico, a volte per lo stress della vita (studio, famiglia..) a volte la mia testa parte senza motivi apparenti ad arrovellarsi su se stessa, l’ultima volta sì è trattato di quest’ultimo caso, non ero particolarmente tesa, non ero agitata, non ero triste.. ero solo “vuota” con la voglia di farmi male, e l’ho fatto, non mi ha né appagata né rattristata, è stato un gesto anonimo e privo di qualsiasi significato.. e questo particolare, mai capitato prima, mi ha spaventata e spinta a chiedere un sostegno alla dottoressa.. non le ho detto i dettagli, sono stata sul generico, mi ha dato un antidepressivo/ansiolitico; la prescrizione mi ha “obbligata”, in senso positivo, a parlare un po’ con i miei e forse solo per essermi “scoperta” a loro e forse per i farmaci, ora sto meglio, ho smesso di prendere le pastiglie (mi faceva un po’ paura dover ricorrere agli psicofarmaci, anche se blandi).
Conoscendomi non sarà un benessere duraturo, arriverà l’ennesimo periodo di crisi, con i soliti brutti pensieri, con l’ennesima battaglia contro me stessa per convincermi che ne vale la pena.. cambia però che per la prima volta in 24 anni ho trovato ascolto in mia madre e quindi la consapevolezza di poter parlare con lei se avessi bisogno.
Grazie per avermi letta e dato una risposta tanto dettagliata e attenta, mi ha spronato a soffermarmi su argomenti importanti.1 Luglio 2019 alle 16:41 #34617Volontario
ModeratoreBuonasera Ness!
Come ti e’ andata oggi?Ci fa’ molto piacere che con la scusa delle medicine sei stata “vista” dai tuoi genitori.
Ci sembra una cosa veramente ottima che tu sia riuscita a parlare con loro di un tema tanto delicato.
E’ bello sentirti dire:” per la prima volta in 24 anni ho trovato ascolto in mia madre e quindi la consapevolezza di poter parlare con lei se avessi bisogno”.
Speriamo che tu abbia l’occasione di aprirti anche con il tuo papa’, che forse in questo momento si sente un po’ in colpa per non essere riuscito ad educarti in modo che secondo lui non dovessi soffrire.Dopo quel che ci hai raccontato ci verrebbe da chiederti se la tua famiglia ha attraversato lutti che hanno particolarmente scosso la famiglia quando eri piccola o prima che tu nascessi.
Forse potresti provare a chiedere ai tuoi genitori, magari potrebbe esserci qualche cosa che ti potrebbe aiutare a capire qualcosa in piu’ sulla tua sofferenza.Ci scrivi che il tuo motto attualmente potrebbe riassumersi cosi’: “vivere in nome del bene”, per gli altri e per se stessi, cercando un equilibrio tra i due.
Accipicchia!Lo troviamo molto interessante, e….. se sei d’accordo ci piacerebbe che ce lo spiegassi un po’,poiche’ secondo noi nasconde tanta ricchezza!
Ti va dirci come lo intendi?
Da dove nasce?E poi ci di anche:”Conoscendomi non sarà un benessere duraturo, arriverà l’ennesimo periodo di crisi, con i soliti brutti pensieri, con l’ennesima battaglia contro me stessa per convincermi che ne vale la pena”,
a tal proposito ci permettiamo di dirti con CONVINZIONE che la tua prossima battaglia sara’ con i tuoi soliti pensieri ma non con te stessa, perche’ tutti abbiamo dei pensieri ma NON SIAMO I NOSTRI PENSIERI.
Quindi buona lotta e buon cammino sul sentiero della vita
a presto
un caro saluto con tanti sorrisi3 Luglio 2019 alle 19:53 #34632Ness
PartecipanteCiao,
Durante la mia infanzia è morta mia nonna, non l’ho conosciuta gran che bene, avevo quasi timore di lei, era anziana e ne aveva viste parecchie durante la sua vita, le portavo grande rispetto; altri lutti non ce ne sono stati, i nonni paterni non li ho mai conosciuti, credo siano morti entrambi di tumore, facendo tribolare non poco i miei genitori con dei caratteri poco collaborativi… Questo è quello che ho capito assemblando mini racconti nel corso degli anni.
Il vostro interesse sul tema, per cercare le origini della mia sofferenza, mi ha fatto ampliare “l’area di ricerca” e posso mettere insieme alcune cose.. non so se avranno un senso..: con la psicologa ho appreso di aver avuto un’infanzia molto solitaria, per quanto avessi tanti fratelli e la possibilità di stare spesso fuori casa fin dalle elementari (abitando in un piccolo paesino), in realtà ho vissuto molta solitudine sul piano emotivo; conseguenza o causa o fatto terzo, ho vissuto un paio di episodi di abuso sessuale da parte di un parente, questo ha sicuramente influito parecchio sulla mia visione dell’esistenza; mio padre si è sempre confidato molto con me per trovare supporto, su come comportarsi con i miei fratelli, con mia madre, confidandomi la stanchezza dovuto ai vari eventi della vita (comuni ai più, e non) che si presentavano uno dopo l’altro o in compagnia.
Queste sono le cause che ritengo abbiamo infierito maggiormente sulla mia psiche.Per quanto riguarda la mia visione dell’esistenza “vivere in nome del bene, per gli altri e per sé stessi”: ho passato tanto tempo a pensare più agli alti che a me stessa, l’ho sempre fatto con piacere e con orgoglio, a scuola, in famiglia, per strada.. pero mi sono dimenticata di me stessa, ho cominciato a non percepire più i miei stessi confini, a sentirmi estranea al mondo (poi ho scoperto che si trattava di derealizzazione e depersonalizzazione); ho quindi iniziato a considerarmi di più, rispettare le mie esigenze e i miei bisogni (sono migliorata ma devo lavorarci ancora su), a volermi bene, a fare del bene anche a me stessa insomma.
Con tutto ciò non voglio passare per chissà quale santa, anzi… Così come non va bene essere cattivi, non va nemmeno bene essere troppo buonisti, dimenticarsi di se stessi per fare piacere agli altri porta ad essere come dei camaleonti, ottimi ad adattarsi ad ogni circostanza e ad interagire con qualsiasi altro soggetto.. ma incapaci di descriversi come entità a sé stanti, praticamente inesistenti nel concreto.
Quindi credo sia giusto pensare a fare del bene a se stessi, un po’ di sano egoismo, ma senza dimenticarsi dell’esistenza degli altri.. non mi riferisco ad azioni eclatanti ma cose semplici e intime che fanno sentire l’altro considerato e accolto, ad esempio, so che a mia sorella piacciono molto alcuni cereali, se vado a fare la spesa e li trovo li prendo (la vedo, la considero, la conosco.. lei si sente vista, si sente importante per me, sente che a qualcuno importa di lei); questo è un esempio molto banale, ma credo rappresenti bene il mio modo di vivere;
L’origine… Bhe credo si leghi molto alla solitudine vissuta durante l’infanzia, cerco di riconoscere agli alti e a me stessa qualcosa che non mi è stato riconosciuto all’epoca (non ho avuto una famiglia orribile, solo tanti fratelli e due genitori lavoratori senza aiuti esterni)Mi colpisce la frase “non siamo i nostri pensieri”, io mi reputo la mia testa, ho una sorta di rigetto per il mio corpo, non che non mi piaccia, è una cosa più astratta, diciamo che me lo dimentico come parte di me… Sensazione ancora troppo contorta da spiegare, è un aspetto che devo ancora elaborare. Vi va di approfondire il concetto? Cosa siamo se non la nostra testa?
4 Luglio 2019 alle 15:06 #34635Volontario
ModeratoreCara Ness,
siamo molto colpiti dalle tue riflessioni, è evidente che stai facendo un importante lavoro su te stessa, la tua visione è diventata più ampia e chiara e sono già molte le cose che hai compreso di te.
Questa conoscenza ti permetterà di proseguire il tuo cammino con cognizione di causa, scegliendo -finalmente- dove andare.
Siamo d’accordo con te, è necessario trovare un equilibrio tra se stessi e gli altri, dando il giusto spazio e la giusta attenzioni a entrambi.
Naturalmente nel tuo caso, visto che sei già bravissima a rispondere ai bisogni degli altri, si tratterà più che altro di imparare ad ascoltare e ad accogliere i tuoi di bisogni, e i tuoi desideri, continuando ad approfondire la conoscenza di te e scoprendo quegli aspetti che fino ad ora hai lasciato da parte.
Di sicuro man mano che ritroverai il contatto con te stessa allontanerai la sensazione di vuoto che ti ha spinta addirittura all’autolesionismo, quasi volessi, attraverso il dolore fisico, dimostrarti di essere lì, dentro a quel corpo, e di sentire.
Ti andrebbe di raccontarci in che modo stai provando a “fare del bene” a te stessa?
Del tuo corpo per esempio ti prendi cura?
E delle emozioni invece cosa ci dici, ce n’è qualcuna che fai più fatica ad esprimere?
Questi sono due aspetti che fanno parte di ognuno di noi, insieme alla testa.
Anche tra queste parti deve esserci un equilibrio.Ma ricordarci che non siamo i nostri pensieri significa anche non commettere l’errore di identificarci con essi, allontanandoci dal reale.
Tu per esempio non sei vuota, o inutile, o colpevole, anche se può capitarti di pensarlo.
Possiamo dare ai nostri pensieri più o meno credito, ma per prima cosa dovremmo osservarli con distacco, chiedendoci semmai da dove provengono.
Cosa ne pensi?
Speriamo di leggerti presto,
un grande abbraccio
5 Luglio 2019 alle 05:58 #34637Ness
PartecipanteTesta, corpo, emozioni.. dunque per voi sono questi i pilastri di ognuno di noi, interessante.
Gli ho elencati in un post-it sulla scrivania, sperando che il mio inconscio li integri.
Come detto la testa è l’unica cosa che considero “me”, se il corpo o la parte emotiva “si ammalano” razionalizzo (in questo momento mi viene da pensare che forse cerco il controllo su di essi.. e forse capita proprio perché da piccola un mio parente si è appropriato del corpo e delle emozioni.. potrebbe avere senso. Scusate, se è un tema che infastidisce non ne parlo più dell’abuso; aver scritto queste ultime frasi mi ha portato agitazione e tensione a livello fisico… Quando feci terapia significata che qualcosa si stava smuovendo, è una cosa buona; grazie staff del sorriso, grazie di cuore)come mi prendo cura di me stessa? banalmente riconoscendo la mia presenza a sto mondo, il mio diritto ad essere entità a sé stante con pensieri, idee e bisogni che possono anche disattendere le aspettative degli altri; ad esempio andarmene se una situazione non mi piace, decidere di non vedere chi non voglio vedere .. cose che forse suonano banali ai più, ma per me sono traguardi che a volte fatico ancora a realizzare.
Ad esempio evitare chi mi ha fatto del male (Fino a l’anno scorso non pensavo minimamente di avere il diritto di non vederlo, ora, unica eccezione Natale, non lo vedo da un anno) o chi mi sta antipatico.Il corpo lo alleno, a periodi, l’attività fisica mi aiuta a non agire impulsi sbagliati verso me stessa o gli altri. Mentre nei periodi di down lo stresso con cibi che so farmi male, sedentarietà… Lo lascio indietro insomma.
Ogni dolore o anomalia trova una giustificazione e banalizzo. Mi sono fatta venire una mezza paralisi facciale una volta pur di non ascoltare il mio corpo.Infine, le emozioni, sono subordinate alla ragione, sia quelle positive che quelle negative; quando sono troppo felice o entusiasta scatta la domanda “non starò esagerando?”, Così mi blocco e cado nell’imbarazzo. A quelle negative concedo poco spazio, razionalizzo, giustifico e scuso. Il mio ragazzo sa che se capita qualcosa di spiacevole, che sia fra noi o altro, ho bisogno di “matabolizzare” (così lo chiamiamo), mi chiudo in me stessa finché non ritrovo il controllo della situazione e sono di nuovo pronto a parlare, discutere, socializzare.
Sintetizzando tutto ciò con una parola: fatica.
Praticamente tutto ciò che faccio comporta un ragionamento sulla strategia più idonea da adottare, che si tratti di testa, corpo o emozioni. Che si tratti di felicità o di tristezza. Fatica.
Puntualmente un paio di volte all’anno mi ritiravo per prendere fiato da tutti e tutto, quando andavo a scuola mi facevo una settimana a casa, i miei me lo concedevano perché tanto andavo bene e lo facevo nei periodi di recupero. Ora però sono adulta e non posso fuggire dalla vita.. forse per questo negli ultimi anni tutto è diventato più complesso e faticoso.5 Luglio 2019 alle 14:52 #34639Volontario
ModeratoreCara Ness,
ho impiegato molto tempo a leggere attentamente i tuoi post e le relative risposte dei volontari del
Sorriso, tutte molto belle e profonde, all’altezza dei temi che ci porti, che da sempre ti preoccupano e ti fanno sentire sola e diversa da tutti gli altri.Sono in realtà le grandi domande esistenziali che, essendo esseri pensanti, noi non possiamo non porci: “Chi sono io? Cosa sono io? Perché vivo? Cosa è la vita? Cosa è l’universo? Perché dobbiamo morire?” e potremmo continuare così all’infinito, tanto è immenso per l’uomo questo mistero della vita …
Nel tuo primo scritto mi ha colpito questa frase:”La mia normalità è, di fatto, desiderare di sparire”. In questo ultimo invece parli di FATICA: sia che tu ti senta triste oppure felice tu senti la FATICA di continuare a vivere ed il bisogno di ‘fuggire dalla vita’.
L’aver subito da bambina un abuso sessuale è certamente un’esperienza orribile che ti ha segnata e che ti scuote ancora moltissimo a livello emotivo. Non c’è da stupirsi che tu non l’abbia ancora superata. Con noi ne puoi parlare quanto vuoi, anzi ti invitiamo a farlo più che puoi (sempre rispettando i tuoi tempi e se te la senti) perché hai probabilmente proprio il bisogno di buttare fuori da te questo bruttissimo ricordo, questa sensazione di vergogna, di stupore, di delusione, di schifo… Per fortuna ultimamente hai avuto tanto coraggio e tanto rispetto per te stessa da portarti ad evitare questo parente indegno.
Segno che stai imparando ad ascoltare la voce del tuo corpo e non solo quella della tua testa.
Troppo pensare non ci fa bene! Ci sono infatti anche il corpo fisico e quello emotivo ma soprattutto c’è’io, il nostro senso di identità personale, ovvero la nostra essenza, quell’entità che ci fa dire: “Io ho un corpo ma non sono il mio corpo,
Io ho delle emozioni ma non sono le mie emozioni,
Io ho dei pensieri ma non sono i miei pensieri,
Io sono un centro di pura autocoscienza e di volontà”Tutto questo ci viene dalle antichissime tradizioni filosofico-spirituali orientali, successivamente riprese brillantemente da Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi, un’importante movimento psicologico di tipo umanistico e transpersonale. Ti consiglio vivamente un suo bel libro: “Psicosintesi – Armonia della vita”.
Ti potrebbe piacere!
Un forte abbraccio e tanti sorrisi
7 Luglio 2019 alle 07:45 #34642Ness
PartecipanteNon ho mai pensato ai miei problemi come riconducibili a “semplici” domande esistenziali, vorrebbe dire che sono comuni a molti e questo mi consola, ma al contempo vorrebbe dire che l’essere umano vive nella sofferenza; sofferenza dettata dall’incomprensione, dal vuoto, dal sentirsi isolati pur facendo parte di un tutto comune ad altri.. triste. Ma come detto, l’idea che si tratti di un sentire comune normalizza la faccenda dando maggiore forza nel quotidiano.
Ho letto qualcosa sulla psicosintesi, alcuni concetti non li ho compresi molto bene (ma, dato il poco tempo dedicatogli, confido in una lettura più attenta nel lungo periodo) per ora posso dire che l’idea di essere tutto e niente allo stesso tempo, con consapevolezza e accettaizone potrebbe essere un buon orientamento da seguire.
Mi impegno a leggere il libro suggerito e cercherò di approfondire il tema, grazie per il consiglio.Relativamente al mio passato, ho provato a risolvere con una psicologa per 6 mesi, ho provato a parlarne con il mio ragazzo, tutto utile fino ad un certo punto. Sono passata dalla totale rassegnazione al malessere che mi ha provocato (che credevo di essermi provocata) a vivere picchi di rabbia, frustrazione verso il mondo e verso il mio passato, alternati a periodi di apparente benessere.
Per il resto rimane un segreto, che ho paura di raccontare un po’ perché non so come reagirebbe chi ascolta, ma soprattutto, perché perderei il controllo della notizia non saprei chi racconta cosa a chi, cosa pensa, cosa prova, mi sentirei in dovere di consolare e rassicurare e le energie che sarebbero necessarie per ora le sfrutto solo per me, per assicurarmi una sorta di equilibrio per affrontare la quotidianità.7 Luglio 2019 alle 08:38 #34643Ness
PartecipanteForse sto esagerando, sto approfittando della vostra disponibilità; vi chiedo piena sincerità nel caso, nessuna offesa, se preferite discussioni più brevi o di natura diversa per le più svariate ragioni, ditemelo per favore.
10 Luglio 2019 alle 14:57 #34662Volontario
ModeratoreCara Ness!
rassicuratiin tutta sincerità ci interessa parlare di tutto quello che ti preme e senti importante per te, nessun problema se sono discussioni su temi profondi o esistenziali anzi…magari più persone si ponessero le domande che ti fai tu, significherebbe un salto di consapevolezza per il genere umano di cui facciamo parte e che dobbiamo cercare di fare crescere ed evolvere per il bene di tutti e di questo nostro meraviglioso pianeta…
Si certo che la vita è anche sofferenza e di questo ne hanno dibattuto per secoli filosofi, teologi, psicologi, Maestri spirituali di tutte le culture, razze e religioni, nel buddismo per esempio si parla molto della sofferenza e delle sue cause…
Ma non esiste solo la sofferenza esistono anche la Gioia, la Bellezza, l’Amore, la Solidarietà, la Compassione e via dicendo e tutto ciò è un grande motivo di vita.
Ma la Vita quella vera, profonda, quella che desideri tu e che ti dia un senso e una risposta al tuo vivere ce la dobbiamo costruire, scegliere, far crescere intorno a noi.Le cose Buone e Belle per cui vale la pena questa “fatica di vivere” sono molto spesso da conquistare o semplicemente da imparare a cogliere e poi ringraziare. 😆
Purtroppo situazioni negative ci possono aver fatto indossare degli occhiali a lenti scure per cui vediamo il mondo in grigio o nero e non riusciamo più a scorgere i colori che invece ci sono, nonostante tutto. :woohoo:Prendersi cura di se stessi e di fatti spiacevoli che ci sono accaduti nel passato serve a trasformare energie negative in positive e ti assicuriamo, per esperienza anche nostra, che tutto ciò è possibile con la nostra Volontà e l’aiuto sapiente o amorevole di qualcuno.
Può aiutare tutto: libri, incontri, terapie, amicizie,attività. Brava comunque che stai imparando ad ascoltarti e a scegliere ciò che ti fa bene.Un altro esercizio che ti consigliamo per esempio è annotare ogni giorno qualcosa, piccola o grande che sia, che ti ha dato gioia e qualcosa di bello e o buono che hai visto o sperimentato.
Questo è un modo per crearti un ” Magazzino delle cose Belle” a cui attingere quando sei più stanca e sfiduciata e anche perché spesso abbiamo più consapevolezza di quello che ci fa stare male che di quello che ci fa stare bene!La Psicosintesi che alcuni di noi hanno sperimentato ha diverse sedi sparse per l’Italia che puoi contattare, e comunque un cammino di crescita personale è molto utile da seguire soprattutto per persone sensibili come te…
Fai bene a tenere le energie per te e utilizzarle per sciogliere il grosso nodo di ciò che purtroppo ti è successo, ed essendo qualcosa che ha toccato te stessa e il tuo corpo una terapia che lavora bene in questo senso è la “bioenergetica” o la danza terapia…
Non bastano sei mesi per risolvere una ferita così grande che una persona spregevole ti ha inflitta, continua a prendertene cura in segreto nel tuo cuore e con l’aiuto di una persona competente.
Sei troppo importante per rinunciare alla gioia che puoi di nuovo sperimentare dentro di te trasformando rassegnazione e rabbia in energia positiva per la tua Vita!Sei una splendida persona, intelligente e sensibile, meriti tutto il Bello che puoi desiderare… conceditelo! 😆
E con questo ti salutiamo e abbracciamo forte in attesa di tua risposta
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